articolo a cura di Claudia Monti
Medico Chirurgo – Osteopata

 

Spesso i pazienti che si presentano per dolore pelvico cronico non si aspettano che, nella raccolta dell’anamnesi, faccia anche domande sulle terapie ortodontiche e odontoiatriche pregresse, oppure sulla presenza di disfunzioni dell’articolazione temporomandibolare o abitudini quali il serramento e il digrignamento, come se la bocca fosse anni luce distante dal loro problema.

 

La bocca come recettore posturale

La bocca, o più correttamente dovremmo dire l’apparato stomatognatico, non solo ci permette di parlare, masticare, deglutire, sbadigliare, sorridere, mordere (in passato arma di difesa/attacco, oggi più spesso espressione di una modalità di gestire lo stress), ma è anche profondamente integrata con il sistema tonico posturale, di cui è una fondamentale fonte di input.

Le informazioni che da denti, lingua, muscoli e mucose orali arrivano al nostro “computer”, rappresentato dal sistema nervoso centrale, sono infatti essenziali per allineare correttamente la testa sul collo, tanto che possiamo dire che queste strutture lavorano insieme in un’unità cranio-cervico-mandibolare.

Se quindi è intuitivo che disfunzioni stomatognatiche come le malocclusioni possano causare alterazioni del complesso cranio-cervico-mandibolare, forse però è più difficile capire come siano in grado di generare squilibri posturali con effetti a distanza, fino al bacino.

 

Un aiuto dall’embriologia

In realtà le analogie cominciano già durante le primissime settimane di vita intrauterina, nell’embrione in via di sviluppo: la membrana buccofaringea e quella cloacale, dove origineranno le aperture orale e anale, sono le uniche due regioni dove i foglietti germinativi ectodermico ed endodermico si trovano strettamente accollati senza interposizione di mesoderma, ovvero del futuro tessuto connettivo, e sono entrambe caratterizzate da una ricchissima innervazione sensitiva.

 

Un collegamento anatomico

muscoli dell’apparato stomatognatico e quelli del pavimento pelvico sono strettamente correlati in quanto “anelli” di una stessa catena muscolare, o per meglio dire miofasciale, in cui la tensione di ogni singolo muscolo esercita un’influenza su gli altri elementi, sia per motivi meccanici che nervosi.

Partendo dal coccige, questa catena si porta al pube tramite il muscolo pubococcigeo, lo stesso che viene indagato con il PCTEST durante valutazione del pavimento pelvico, e da lì si estende allo sterno come muscolo retto addominale, per poi proseguire fino alla mandibola attraverso la muscolatura ioidea, che forma una struttura piramidale nella parte anteriore del collo.
Ossa come mandibola e coccige risultano quindi strettamente collegate da questa catena e lavorano in sinergia nel realizzare schemi motori come ad esempio i movimenti di flessione ed estensione.

 

Un’analoga espressione di ipercontrattilità

Sia i muscoli masticatori che il diaframma pelvico sono infine sede di contrazioni muscolari involontarie, inscindibili dalle nostre emozioni: se ad esempio ridiamo rilassando la mandibola, anche i nostri muscoli pelvici si allentano, mentre nei momenti di paura e stress, come animali che ringhiano, serriamo la mandibola e inconsciamente inneschiamo anche la contrazione dei muscoli del perineo, portando la “coda tra le gambe”.

… Purtroppo anche “stringere i denti e andare avanti” non è solo un modo di dire!

Questa attività ripetitiva dei muscoli masticatori che può avvenire in forma di digrignamento, serramento dei denti oppure come “bracing” (mantenimento della mandibola in posizione fissa con i muscoli in tensione senza che i denti siano in contatto) è definita bruxismo e può manifestarsi sia di giorno che di notte.

La presenza di faccette dentali usurate spesso rappresenta un segno di digrignamento, mentre affaticamento muscolare e dolore all’articolazione temporomandibolare e/o ai muscoli masticatori può essere un possibile segnale della presenza di bracing o di serramento, così come rilevare l’impronta dei denti sulla lingua, la cosiddetta “lingua timbrata”, quando si associa una spinta involontaria di questa contro le arcate dentali.

Studi hanno evidenziato come i disordini dell’articolazione temporomandibolare derivati dal bruxismo siano una delle forme di dolore cronico che si sovrappone a vulvodinia, fibromialgia, endometriosi e lombalgia cronica aspecifica e come il bruxismo sia presente in un’elevata percentuale di casi di dolore pelvico cronico, soprattutto nelle donne.

Un’analisi completa della biomeccanica del paziente non può quindi prescindere dall’approfondimento dell’aspetto occlusale, perché – come abbiamo visto – questo può influenzare in modo discendente il tono muscolare e di conseguenza tutta la postura.

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